Era entrato nelle vite degli altri, pur non volendolo. Forse sono stati gli altri a mettere le loro vite intorno a lui, non lui ad entrare, lui è stato fermo, come sempre.

Comunque stare lì sembrava sbagliato, era come se dovesse chiedere il permesso, che dovesse chiedere scusa per aver avuto il coraggio di aprire porte chiuse ed aver risollevato polvere che si era posata molto tempo prima. Si sentiva estraneo a quel mondo di ricordi dimenticati, circondato da persone che non conosceva e da altre che non riconosceva. Bisognava uscirne in punta di piedi, richiudendo la porta dietro di sé senza fare rumore.

Ah, che magnifico lavoro quello del proiezionista! 🙂